La Piramide del Colibrì e le sue risonanze

C’è una teoria che viene sostenuta da chi non osserva i dettami della scienza ufficiale, ma cerca di uscire fuori dai dogmi per squadernare il reale nei suoi aspetti meno visibili o evidenti. Questa teoria parte da un presupposto scientificamente dimostrabile, ovvero dal fatto che l’Universo, e la Terra, risuonano in armonia. Al principio di tutto, ovvero, c’era la musica. Oggi lo abbiamo dimenticato: ma i nostri antenati lo sapevano bene. Così c’è chi crede che la civiltà di Atlantide abbia costruito dei siti che cercano di captare tale risonanza, e propagarla ulteriormente. Questo crede chi ha scoperto la Piramide del Colibrì in Ecuador.

La Piramide del Colibrì (Hummingbird Pyramid)

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Fonte: www.human-resonance.org

La Piramide del Colibrì è una scoperta recente, che segue la scia della scoperta delle piramidi bosniache. Parte dal presupposto che le piramidi erano prima conformazioni naturali, che l’uomo ha sfruttato ai suoi scopi, costruendone poi di artificiali e “manipolando” quelle esistenti per raggiungere un obiettivo preciso. Appare chiaro, dai reperti ritrovati e dai petroglifi, che tutte le civiltà antecedenti a quella sanscrita conoscessero molto bene il concetto delle “interazioni di risonanza”.

Tutte le cellule hanno una particolare vibrazione interna che si propaga all’esterno. Questa vibrazione è la fonte stessa della vita e si trova in tutto ciò che è. La civiltà che ha dato origine a tutte le altre (chiamiamola Atlantide) conosceva questa verità, e ha così deciso di costruire dei templi carichi di proprietà elettromagnetiche per amplificare e sfruttare la risonanza innata del Pianeta.

La Piramide del Colibrì (Hummingbird Pyramid) si trova in Ecuador e appare come una montagna, se guardata dal fiume Calope. Ha un’inclinazione di 45 gradi e si trova ad esattamente 7472 miglia (oltre 12.000 chilometri) dalla Grande Piramide di Giza. Questa distanza è il 30% della circonferenza terrestre, e corrisponde anche alla cosiddetta “sezione aurea” descritta dalla sequenza di Fibonacci.

La base della piramide è costituita da blocchi di basalto, che dimostrano una grande resistenza sia all’attività sismica che all’erosione delle acque. La cosa più interessante è che queste pietre non sono naturali, ma sono state costruite dall’uomo esattamente come se fossero mattoni. Hanno una struttura interna, e una forma, che servono proprio a resistere all’ambiente ostile e selvaggio delle regioni equatoriali. Questo è quello che sostiene uno dei due ricercatori a cui si deve la scoperta della Piramide del Colibrì, Alex Putney.

L’arte costruttiva degli antichi

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Fonte: www.human-resonance.org

Sempre secondo la testimonianza di Putney, c’è molto da imparare analizzando la tecnica costruttiva usata dagli antichi per realizzare le superfici della Piramide del Colibrì. I blocchi sono a volte megalitici, ma per lo più le superfici si compongono di tasselli che servono a contenere meglio lo slittamento della terra e a prevenire eventi catastrofici. La gestione dei diversi moduli costruttivi sta anche ad indicare le diverse destinazioni d’uso.

Le pietre romboidali che si trovano alla base, ad esempio, servono per contenere lo smottamento della terra verso ovest, causato dalla presenza del fiume Calope. Attraverso l’uso di magneti al neodimio si è potuto dimostrare che tali pietre possiedono le caratteristiche geomagnetiche riscontrate anche nei reperti di La Manà. Questa sarebbe una conferma del fatto che il basalto usato nella Piramide del Colibrì non è naturale, perché presenta sia un aspetto che una composizione diversa dal basalto naturale.

Dalle analisi condotte, risulta che l’interno della piramide è ricco di ferro e nickel, esattamente come le piramidi bosniache. Questo perché, spiega Putney, gli antichi volevano che le loro costruzioni avessero delle precise proprietà elettromagnetiche. Inoltre, la composizione delle rocce artificiali di La Manà è la stessa rintracciata anche a Gunung Padang e in Bosnia: un composto di sabbia, argilla caolino, acqua e soda caustica. Ciò collocherebbe i tre siti nello stesso periodo (prei) storico.

Senza contare che le più recenti indagini condotte sulla Grande Piramide di Giza confermerebbero anche in questo caso che i blocchi da cui è costruita non sono di calcare naturale, ma mattoni costruiti dall’uomo. In tutti i casi considerati, la proprietà principale posseduta dal materiale di costruzione è la conducibilità elettromagnetica. Accade quindi che il reticolo di piramidi che si dipana da Giza, e avvolge l’intero pianeta, produce la stessa risonanza che si trova all’interno di ogni singolo componente delle pietre che costruiscono tali piramidi. Risonanze che, afferma ancora Putney, possono ringiovanire le cellule umane.

Il risveglio delle Piramidi

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Fonte: www.infomistico.com

La conclusione che Putney trae dalle sue scoperte e dai suoi studi è quantomeno sconvolgente. Sostiene infatti che le piramidi, che si trovano sparse su tutto il globo e che sono state costruite dai nostri antenati, non attendono altro che il nostro “risveglio”. Esse infatti potrebbero darci virtù telepatiche (quelle possedute dai nostri progenitori) oltre che il dono dell’autoguarigione. Pare che l’attività solare, l’elettromagnetismo terrestre, le onde elettromagnetiche dell’atmosfera, stiano “riattivando” le piramidi.

Lo studio di questo complesso meccanismo sta procedendo attraverso l’impegno di ricercatori che cercano di mettere in comunicazione tra di loro il complesso di templi e strutture che si dipanano attorno alla Piramide del Colibrì in Ecuador, il sito di Gunung Padang in Indonesia e le Piramidi della Bosnia. Le tre frequenze base che possono riattivare la rete di piramidi mondiale sono dettate dalle tre grandi piramidi egizie della piana di Giza.

Queste frequenze si trovano inscritte anche in numerosi reperti in paleo-sanscrito, che riportano dei mantra che altro non sono che i suoni necessari per attivare il potenziale nascosto delle antiche costruzioni. Putney dice che gli sforzi suoi e dei suoi collaboratori andranno avanti per capire sempre meglio e sempre più a fondo quale infrastruttura mondiale erano riusciti a costruire gli abitanti di Atlantide, convinto com’è che, se riattivata, potrebbe portare grande giovamento anche all’Uomo moderno.

Tutto questo potrebbe sembrare una sorta di favola, o l’insieme dei vaneggiamenti di un folle. Prove concrete, naturalmente, non ce ne sono. Come sempre, ci sono solo diversi modi di mettere insieme gli stessi pezzi. Quel che è certo, è che le proprietà psicoacustiche degli edifici antichi sono ormai comprovate scientificamente. Che siano solo frutto del caso, è decisamente arduo crederlo.

Il colibrì

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Fonte: blog.spiritualify.com

Il significato simbolico del colibrì è molto forte in diverse civiltà antiche, da quelle dei nativi americani a quelle celtiche. Non è un caso se questo piccolo uccello è stato preso come denominazione della piramide di La Manà. Quando vola, le ali del colibrì descrivono un otto, che è il simbolo dell’infinito. Il colibrì è un messaggero di guarigione: le sue ali emettono anche un suono, un “hum” o “om” di grande potenza.

Tutto è musica nell’Universo, ma noi lo abbiamo dimenticato. Questo perché non cogliamo più il sottile sussurro della Terra, il canto delle forze cosmiche. Troppi altri rumori vanno a coprire il riverbero della Prima Nascita, della Scintilla da cui hanno avuto origine tutte le cose. Parlando di queste cose si può pensare ad una sorte di edulcorata filosofia New Age. Quello che stupisce, è che la scienza sta scoprendo solo ora cose che, appare chiaro, i nostri antenati conoscevano benissimo.

Le conoscevano talmente bene da essere in grado di adoperarle per il loro vantaggio. Così si ipotizza che la forma piramidale, la composizione dei blocchi e delle pietre de gli edifici più antichi, il luogo in cui sono stati eretti, nulla di tutto questo sia solo frutto del caso. Certo è che per dare vita ad una struttura globale così complessa, questi “antenati” avevano una visione complessiva della vita umana che a noi ancora sfugge.

Speriamo che le ricerche e gli scavi a La Manà proseguano: purtroppo sembra sempre che i fondi siano destinati solo a progetti che incontrano il favore dell’archeologia ufficiale. Ma è anche vero che persino ciò che è nascosto, a tempo debito, può tornare alla luce. Per cui non smettiamo di cercare: questo è l’unico modo per potere, un giorno, capire.

Altri approfondimenti sulle piramidi ecuadoriane e sul progetto di Alex Putney si possono reperire a questo link

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