Quando l’Uomo poteva volare

Noi contemporanei siamo abituati a credere che la conquista degli spazi aerei sia cosa recente. Tradizionalmente, l’inizio dell’aviazione viene fatta coincidere con l’invenzione dei fratelli Wright, i quali vissero a cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. Quindi è convinzione diffusa che, in precedenza, l’Uomo fosse tristemente ancorato alla terra.



Ma è davvero così? In realtà ci sono reperti, conservati nei musei di mezzo mondo, che potrebbero testimoniare il contrario. Ovvero, che l’Uomo sapeva volare anche molti, molti secoli fa. O che, perlomeno, conservava il ricordo di quando era in grado di farlo. Impossibile? Proviamo ad analizzare i fatti.

Il Museo del Oro della Repubblica di Colombia

velivoli Colombia
Fonte: http://www.sogliaoscura.org

In Colombia, dove è esistita una delle più prospere civiltà pre-colombiane, si trova un museo in cui sono raccolti numerosi reperti di vari materiali. Il nome del museo, però, è Museo del Oro, per via del fatto che, in effetti, il materiale prevalente è il prezioso oro. Se i Conquistadores hanno tanto a lungo cercato la mitica El Dorado, un motivo ci sarà pur stato.



Questi reperti, monili e utensili, ci raccontano molto del modo in cui quelle antichissime civiltà vivevano, e del modo in cui pensavano. Ci sono oggetti che vengono usualmente classificati come OOPArt (Out Of Place Artifacts). Si tratta di manufatti che sembrano anacronisticamente fuori luogo rispetto al tempo e alla civiltà in cui vengono inseriti, e nell’ambito della quale sono stati ritrovati.

Alcuni dei più curiosi OOPArts che si possono osservare nel museo colombiano sono monili dorati di pochi centimetri di dimensioni. Per gli archeologi si tratta di raffigurazioni di divinità alate, o di insetti. Però, a guardarli bene, assomigliano molto di più ad alianti. Uno dei primi a notare l’anomalia in questi reperti fu Ivan Sanderson (1911 – 1973), zoologo e naturalista.

Sanderson conosceva bene la conformazione fisica di volatili e insetti. Secondo lui quei manufatti non rappresentavano nè gli uni, nè gli altri, ma rappresentavano qualcosa che era stato costruito dall’uomo: una macchina in grado di volare. E non si tratta solo di una sua illazione. In seguito degli ingegneri ricostruirono in scala i monili e provarono a farli volare. E. in effetti, volavano.

Ricordiamo che i manufatti in questione, a cui gli ingegneri si ispirarono per costruire gli alianti, risalgono a circa 1400 anni fa. Questa almeno è la datazione approssimativa, visto che sull’oro non si può eseguire l’esame del carbonio-14.

Museo Egizio del Cairo

velivolo Saqqara

Fonte: Pinterest

Spostiamoci ora dall’altra parte del mondo, in Egitto, nello splendido Museo Egizio del Cairo. Qui sono conservate numerose opere d’arte che ci raccontano di una delle civiltà più antiche e affascinanti del mondo, quella egizia. Tra gli oggetti esposti, c’è anche quello che viene ufficialmente definito “l’uccello di Saqqara“.

Si tratta di un modellino scolpito in legno di sicomoro che fu ritrovato durante gli scavi di Saqqara (da cui il nome) e che è stato datato al 200 a.c. La descrizione che ne viene data in modo “ufficiale” parla di un falcone, simbolo del dio Horus, intagliato nel legno. L’oggetto era anche dipinto, ma della pittura originale rimane poco o nulla.

A ben guardare, però, il modo in cui questo “uccello” è stato costruito è un po’ curioso, anche per l’iconografia egizia. Le ali sono dritte e non arcuate. Non ha zampe. La coda è rialzata in modo innaturale. Il corpo è decisamente aerodinamico. Insomma, sembra molto più un aliante che un uccello.


Anche in questo caso l’oggetto fu riprodotto e si cercò di farlo volare, ma con scarsi risultati. Ciò non toglie che anche gli ingegneri che eseguirono i test furono concordi nel dire che si doveva trattare di un “modellino“, forse di un giocattolo. Ma sono i nostri bambini che oggi giocano con aerei giocattolo: come poteva un genitore dell’Antico Egitto realizzare un modellino di aeroplano al suo bambino, se gli aeroplani non esistevano?

Altre prove di volo aereo

velivoli antichi

Fonte: http://www.apkallumisterios.com

I reperti dei museo della Colombia e del Cairo non sono che i più eclatanti. Modellini di oggetti che assomigliano così tanto ai moderni velivoli si possono ammirare in molti altri istituti culturali del mondo, come il British Museum di Londra e lo Smithsonian Institute di Washington. Ma non solo.

Che l’Uomo potesse volare già in tempi molto antecedenti ai nostri è testimoniato nella tradizione indiana, dove si parla di un mezzo capace di volare in cielo, in mare, e persino nello spazio. Gli Hopi, una tribù di nativi americani che ancora oggi dimora in New Mexico, raccontano che l’umanità fu spazzata via da un terribile diluvio. Prima, però, aveva costruito una civiltà evoluta che poteva volare con i “Patuwvotas”, mezzi che furono usati anche per fare la guerra.

Una memoria antica di mezzi meccanici volanti, dunque, esiste, e si è tramandata in modo misterioso fino ai giorni nostri. A volte i reperti ritrovati fanno pensare a loro volta ad una reminiscenza antica, al ricordo di un tempo in cui l’uomo aveva scoperto i modo di librarsi in cielo. Il desiderio di volare, d’altro canto, è connaturato al genere umano.

Forse un tempo già potevamo volare

velivoli Atlantide
Fonte: www.ancient-code.com

E se l’uccello di Saqqara e i monili del museo colombiano non fossero altro che il ricordo di alianti che i nostri progenitori usarono in un tempo remoto, prima che una grande catastrofe annientasse la loro civiltà e la loro evoluzione tecnologica?

Ivan Sanderson scrisse un libro intitolato “Invisible Residents: The Reality of Underwater UFOs”. I suoi studi lo avevano portato a credere nell‘esistenza di oggetti volanti non identificati che, secondo lui, avevano le loro basi sotto le acque dell’Oceano. Li chiamava “USO” (Unidentified Submerged Object). Secondo lui era esistita una civiltà, due volte più antica dell’Homo Sapiens, che poteva volare non solo in cielo, ma anche nello spazio.

Le sue teorie sono affascinanti e supportate da numerose testimonianze di “avvistamenti” misteriosi. Naturalmente tutto questo è liquidato dalla scienza ufficiale come “impossibile” e “assurdo”. Ma le anomalie tecniche e fisiologiche presenti in quei manufatti che, secondo gli archeologi, dovrebbero rappresentare degli “animali”, restano.

Si può allora ipotizzare che quella civiltà antica di cui ci ha raccontato Platone, Atlantide, avesse inventato mezzi per volare, o che al limite avesse fabbricato dei prototipi. E che coloro che scamparono all’immane disastro che distrusse Atlantide abbiano conservato un ricordo, e abbiano cercato di ricreare quelle macchine, che però non avevano più la capacità di costruire.

Ipotesi, certo. Ma osservando gli oggetti dorati nelle teche del Museo del Oro, appaiono decisamente molto plausibili.

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