La Piramide di Cay Sal e i misteri di Google Earth

La potente tecnologia di cui noi uomini contemporanei possiamo disporre presenta due facce della stessa medaglia. Da un lato, ci rende facile avere accesso ad informazioni che prima sarebbero state precluse ai più. Dall’altro, ovviamente, rende impossibile celare cose che un tempo sarebbero potute restare tranquillamente sepolte… o sommerse.

Ari Marshall e la Piramide di Cay Sal

Cay Sal piramide
Fonte: cellcode.us

Charles Berlitz, uno dei maggiori teorizzatori dell’esistenza di Atlantide, nel suo libro “Atlantide – L’ottavo continente”, racconta la vicenda dell’industriale greco Ari Marshall. Marshall era un fervente sostenitore dell‘esistenza del continente descritto da Platone. Nel 1978, sulla scia di una serie di avvistamenti mai verificati, decise di tentare un’esplorazione nell’area di Cay Sal.

Cay Sal è il nome di una piccolissima isola dell’Oceano Atlantico che fa parte del Cay Sal Bank, una piattaforma che si trova nord dell’isola di Cuba e che fa parte dei più estesi Bahama Banks. Ci troviamo in prossimità del famigerato Triangolo delle Bermuda e di Bimini.

Negli anni Settanta numerosi pescatori e piloti affermarono di aver avvistato delle piramidi subacquee in questa zona, e Marshall decise di verificare con i suoi occhi. La sua testimonianza, registrata su videotape, è sorprendente. La sua imbarcazione individuò ad un certo punto un’anomalia: un tratto di mare in cui le bussole impazzivano.

L’imbarcazione si fermò sulla “piramide”. La telecamera venne calata e registrò le immagini di una massiccia parete inclinata. Marshall parla di “luci, lampi e riflessi di oggetti bianchi“, e del curioso fatto che intorno all’oggetto individuato l’acqua avesse colore nero, mentre tutt’intorno, anche a grande profondità, era verde.

Google Earth e il fondo dell’Oceano

google earth piramide
Fonte: http://talc.site88.net

Non in molti hanno dato credito alle registrazioni di Marshall che, a dire il vero, secondo quel che riporta Berlitz, mostrano ben poco. In seguito, però, anche in tempi recenti, si è parlato di altre piramidi subacquee, che fanno sempre pensare alla mitica civiltà di Atlantide. Secondo Edgar Cayce le piramidi erano degli “accumulatori energetici” per gli atlantidi, che funzionavano grazie all’ausilio di particolari pietre, o cristalli.

C’è un fatto curioso che risale a pochi anni fa e che chiama in causa proprio le moderne tecnologie per cercare di svelare il fitto mistero che circonda le profondità degli oceani. Al giorno d’oggi tutti noi possiamo consultare sul nostro personal computer uno strumento un tempo in possesso solo delle forze armate: parliamo di internet, ma anche delle mappe satellitari.

Google Earth, potente mezzo informatico, ci permette non solo di tracciare mappe e individuare in un momento qualunque indirizzo in tutto il mondo. Ci permette anche di avere un’istantanea dell’alto di una particolare zona, in un dato momento. Anche degli oceani.

L’ingegnere aeronautico Bernie Bramford, nel 2009, trovò sul tracciato di Google Earth qualcosa di “strano”. Vicino alla costa occidentale del Marocco si potevano vedere in mare aperto delle linee molto regolari che sembravano tracciare la planimetria di una qualche grande città. La versione del portavoce di Google fu che si trattava di rotte di navigazione nautica.

Spiegò che Google tracciava le sue mappe incrociando una serie di dati rilevati con il sonar e con il satellite che misuravano l’altezza del fondo dell’oceano, calcolandolo sull’altezza delle onde. Tale sistema poteva causare un reticolo così regolare come quello che Bramford aveva osservato. Niente civiltà sommersa, dunque.

Quei segni scomparsi

piramide subacquea Google

Nel 2010 e nel 2011 però quei segni così curiosamente regolari apparivano ancora nello stesso punto dell’oceano. Possibile che lo stesso errore fosse stato reiterato? Nel 2012, improvvisamente, scompaiono. La versione ufficiale diceva che infine gli errori di elaborazione di immagine erano stati corretti.

Se si guarda con molta attenzione, però, si nota come il reticolo, seppure in modo molto più tenue, sia ancora visibile. Sembra semplicemente che sia stata abbassata la risoluzione dell’immagine. Non sono sparite solo le linee, ma anche altri dettagli ben presenti in precedenza.

Il reticolo che si può intuire è così vasto che non si può parlare di un unico edificio, ma quasi sicuramente si tratta di una planimetria di un’intera cittadina, o di un intero insediamento urbano. Nessuno esclude che tra quegli edifici possa esservi anche una piramide. Il fatto è che nessuno mai si è preso la briga di approfondire, come a suo tempo fece Ari Marshall a Cay Sal.

L’impossibilità di un altro continente

faglia oceanica Cay Sal piramide
Fonte: alexanderpearthscienceproject.wordpress.com

Il motivo per cui la scienza ufficiale si rifiuta di prendere anche solo in considerazione l’idea di approfondire certe intuizioni è perché si esclude a priori che in mezzo all’Oceano Atlantico potesse essere esistito, tanto tempo fa, un continente. Il motivo è geologico: la conformazione delle zolle tettoniche locali lo rende impossibile.

Ma se con Google Earth esaminassimo i fondali oceanici, potremmo osservare come la dorsale medio-atlantica, quella che si ritiene sia il punto di incontro di due grandi zolle tettoniche nate dalla deriva dei continenti, presenti una spaccatura. Tale frattura corre esattamente nel luogo dove Platone ci racconta sorgesse Atlantide.

Si tratta di una zona fortemente sismica, dove è più che plausibile che secoli fa ci siano stati grandi sommovimenti tellurici, con conseguente spostamento di ingenti masse d’acqua (il Diluvio Universale?). Infine, ricordiamo che quella della deriva dei continenti è una teoria, la più accreditata, certo, ma pur sempre e solo una teoria.

Ne consegue che i fondali marini possono davvero celare informazioni che ci sarebbero preziose per scoprire la vera storia dell’Umanità. Oggi i mezzi per esplorarli non mancano di certo: quello che manca è la voglia (e forse anche la convenienza economica) di farlo. Non molti Ari Marshall al giorno d’oggi investirebbero il proprio denaro per cercare un “mito”.

Ma diamo tempo al tempo: alcune cose possono restare celate a lungo, ma prima o poi, letteralmente, vengono a galla. E noi possiamo continuare a cercare, anche solo osservando con attenzione senza farci suggestionare nè in un senso, né nell’altro.

3 commenti:

  1. Francesco Narvil Mazza

    Affascinante, come minimo. Illuminante, sicuramente. La cosa che trovo più frustrante, in assoluto, è la sensazione costante che l’ Umanità (intesa come presenza e testimonianza universale, all’ interno della propria storia) non sia “interessata” a conoscere il proprio passato, il proprio retaggio, al fine (magari) di mantenere un occhio allo “ieri” ed uno al “domani” presenziando l’ “adesso”. Non trovo sia una mancanza (Umana) voluta (o almeno non da tutti gli appartenenti all’ Umanità) quanto piuttosto qualcosa di celato, di misterico, un grande inganno; come se ci fossero elementi che hanno interesse nel mantenere la loro stessa specie…ignorante alla voce del passato. Sia ben chiaro, lungi da me il generalizzare nello specifico, quanto piuttosto provo sana rabbia “sentendo” che al di là di ogni sforzo profuso per capire da dove veniamo, ci si scontrerà con chi ha già delineato tutto per noi, così che tutto quello che affiora in superficie dalla Storia (e che viene considerato “scomodo” e nella migliore delle ipotesi, anacronistico o fuori dal tempo) finisce per diventare appassionante lettura di qualcosa di ipotetico, invece che seria analisi su ciò che i nostri Progenitori hanno scoperto/studiato/imparato/costruito/tramandato. Se l’ Umanità uscisse veramente dalle caverne in cui si è chiusa ermeticamente, potrebbe scoprire che il dito da osservare è molto meno affascinante che le stelle e la volta universale al di là di esso.
    P.S.
    Complimenti per il sito, per le informazioni e lo splendido modo con cui sono scritti gli articoli.
    Grazie anche di continuare a raccontare, che la Narrazione è una delle chiavi per uscire dalla nostra ignoranza auto-imposta.
    Namastè.

    • Grazie a te che dimostri di leggere con interesse quello che scrivo. Da sempre amo Cercare e il web ha spalancato per me nuove porte. Purtroppo ci sarebbe bisogno di notizie di prima mano ma ahimè per me sono inaccessibili. Concordo con ogni tua parola. Dalle ricerche condotte fin qui ho notato quante scoperte potenzialmente rivoluzionarie siano state lasciate cadere nel nulla mentre avrebbero meritato ulteriori approfondimenti. Ma anche con i pochi elementi che abbiamo, come tu ben osservi, possiamo intravedere un insieme grandioso… e anche coglierne un solo barlume ci porta già fuori dalla caverna.

      • Francesco Narvil Mazza

        Pienamente d’ accordo con te, e grazie per allargare questo tuo interesse (anche così pratico) e condividerlo in questo modo. Si tratta di una lettura meta-mundica (perdona la definizione “casereccia”), che non (ritengo) necessiti delle novità ad ogni costo, ma di una grande voglia di capire e conoscere, andando oltre “il velo” della quotidianità, della “realtà” spiegata nelle cose semplici. Com’è possibile fermarsi, quando si sente la spinta spirituale ed intellettiva ad “andare”, a conoscere? Magari di certezze certe (perdona il gioco di parole) se ne troveranno anche poche, ma basta chiedersi cosa ci sia davvero di “certo” nell’ esistenza umana, al di là del controllo e dell’ ignoranza perpetrata come nuova (o vecchia, eterna, sempre presente) religione. Abbiamo percorso la strada tortuosa che non ricongiunge alla via maestra, piuttosto traccia un sentiero dove l’ uomo e solo l’uomo crea lo scoprire e da una risposta al vedere. Trovo sia triste, un’ autoreferenzialità così eccessiva da farci perdere tutto il bello del creato. Una traccia, parlando di realtà “magica” e ancestrale, significa molto di più di quello che comunemente si intende con “traccia”. Il linguaggio antropologico delle antiche civilità è di per se una risposta a domande che non potremo (ne dovremo) mai smettere di porre, perchè dal passato tracciamo la strada verso il futuro. Credo che “credere” non sia un unicum di praticità o religiosità, ma una chiara necessità che abbiamo dentro, al di la della religione (linguaggio) con cui professiamo il nostro credere. Io ho bisogno di sapere (anche solo istintivamente) che qualcosa di incredibile è successo e tuttora accade, e che “basta” riallinearsi alle vibrazioni del creato per tornare a godere di questa incredibile realtà. In questi articoli, su questo blog, non manco di trovare lo stimolo e le informazioni per farmi meravigliare sempre e comunque su argomenti che, per personale ignoranza difficilmente scoprirei. Rinnovo il mio grazie assoluto.

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