Le statue di San Agustín, eccezionale testimonianza di una civiltà perduta

Quando parliamo di civiltà mesoamericane subito pensiamo ai Maya e agli Inca; qualcuno potrebbe ricordare anche gli Olmechi, che predatano entrambe le suddette civiltà. I siti archeologici di grande interesse in questa area del mondo, però, non sono solo quelli maya, o olmechi, o inca. In Colombia, ad esempio, c’è l’interessantissimo Parco Archeologico di San Agustín che cela incredibili testimonianze di una popolazione di cui non sappiamo praticamente nulla.

Quelle statue misteriose

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Fonte: www.notyouraverageamerican.com

In Colombia, nel dipartimento di Huila che si trova nella zona meridionale del Paese, si trova un sito dichiarato dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità. Il Parco di San Agustín prende il nome da una piccola cittadina che si trova nella regione andina, e non è molto diversa da tanti altri insediamenti dell’area. Ciò che la rende unica sono i numerosissimi resti archeologici, sparsi tutt’attorno per un’area di svariati ettari, che testimoniano l’esistenza di un’antica civiltà di cui si sa ben poco.

Gli studiosi la chiamano infatti semplicemente “civiltà di San Agustín”. Non sappiamo infatti quale fosse il nome che dava a se stessa, in quanto non ha lasciato alcun documento scritto. In compenso, ha lasciato decine di tumuli sepolcrali, ma soprattutto centinaia di statue di incredibile bellezza e di svariate misure. Le più piccole misurano appena mezzo metro; le più grandi arrivano anche a misurare sette metri in altezza.

Le statue raffigurano creature antropomorfe, ma anche con le fattezze di animali. La cosa più eccezionale sono quelle policrome, che hanno mantenuto la loro colorazione nonostante la vetustà. Si calcola infatti che siano state erette in vari periodi a partire dall’VIII secolo avanti Cristo. Chi abitava la zona non esisteva già più all’arrivo dei Conquistadores da oltre Oceano.

Alto de los Idolos

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La prima testimonianza che si ha di queste statue risale al XVIII secolo, quando un monaco spagnolo compì un viaggio in sud America ed ebbe modo di osservarle. Parlò di loro in un volume che racchiude le narrazioni relative ai suoi vagabondaggi. In quell’epoca infatti il passare del tempo, unito ai terremoti e ad altre catastrofi naturali, aveva fatto smottare alcuni tumuli mettendo in mostra le statue. Esse originariamente dovevano essere pensate come “custodi” dei morti.

Nei secoli seguenti la zona fu depredata da tutto ciò di qualche valore che poteva esserci, e solo a partire dagli anni Trenta del XX secolo il parco cominciò ad essere sistemato in chiave turistica. Oggi è molto visitato, per quanto non goda di notorietà internazionale. Forse ciò è dovuto al fatto che il confronto con queste statue è spiazzante, in quanto non si riesce a dare alcuna identità precisa a coloro che le scolpirono. E sono davvero molto belle.

Fate con roccia lavica, molto friabile, unita all’andesite, che invece è molto resistente, ritraggono esseri mitologici, forse divinità. Ci sono però anche figure più quotidiane, come una madre che abbraccia suo figlio. Parecchie sono le figure zoomorfe, e molto ricorrente è l’immagine del giaguaro. Queste figure si trovano sparse lungo il corso del fiume Magdalena, e ci sono anche molte fonti e lavori infrastrutturali che dimostrano come tutta l’area fosse anticamente abitata.

Il Parco di San Agustín e il volto degli dei

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Fonte: landedtravel.com

Il vero mistero di queste opere sta nell’identità di chi le ha realizzate. Tutto quello che gli archeologi sono riusciti a capire è che questa ignota civiltà deve aver iniziato a prosperare all’incirca nel 3300 avanti Cristo, quindi oltre 5000 anni fa. Scomparve parecchi secoli prima che gli europei arrivassero nel Nuovo Mondo. Probabilmente aveva una certa stratificazione sociale, e verso la fine del suo percorso erano i guerrieri ad avere maggiore predominanza.

Anche gli sciamani, però, dovevano avere un certo peso. Nella zona chiamata Fuente de Lavapatas ci sono delle vasche cerimoniali, nelle quali sono state incise figure di rane e serpenti e dove scorreva acqua corrente. Si pensa che servissero per rituali di guarigione, legati forse a delle divinità acquatiche. Ancora una volta, tutte queste non sono che supposizioni: l’unico indizio tangibile che possediamo sono le statue, che ci fissano con occhi remoti.

Chi abitava la Colombia così tanti secoli fa? Da dove veniva questa gente, e perché scolpiva statue di grandi dimensioni, e poi così tante? Alcuni dicono che certe statue che si trovano nel Parco di San Agustín assomigliano ad Atlante, sembrano reggere sulle loro spalle il peso del mondo. E chissà che, in effetti, non custodiscano un segreto pesante come le fondamenta della Terra.

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