L’impronta di Zapata: un piede umano quando gli uomini non c’erano

Il periodo Permiano, in geologia, è quello che chiude la più lunga Era del Paleozoico. Si svolse tra 290 e 250 milioni di anni fa. All’epoca esistevano solo due continenti, la Pangea e la Siberia, circondati da un mare chiamato Panthalassa. Il Permiano si concluse con una delle più grandi estinzioni di massa nella storia del pianeta. L’uomo avrebbe fatto la sua comparsa solo molto tempo dopo, circa 4 milioni di anni fa. Questo dice la paleontologia. Poi c’è l’impronta di Zapata: un piede umano quando gli uomini non c’erano.

Che strane impronte

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Fonte: www.pianetablunews.it

Se avete letto con attenzione quanto scritto sopra, avrete capito una cosa fondamentale: nel periodo Permiano dell’uomo non c’era la benché minima traccia (questo dicono i libri di storia). Non solo: non c’erano nemmeno i dinosauri, né gli uccelli, e neppure i mammiferi. Insomma parliamo di un mondo profondamente diverso da quello che conosciamo. Eppure è su uno strato roccioso che risale esattamente al Permiano che è stata ritrovata un’impronta a dir poco stupefacente, alla luce di quanto poc’anzi affermato.

Si tratta di una chiarissima impronta umana. Appare un pochino più piccola di quella di un esemplare adulto moderno. Ha però cinque dita, ben definite, e il calcagno a sua volta molto ben definito. L’impronta è né più né meno come quelle che lasciamo sulla sabbia, tanto che si notano dei piccoli accumuli nella parte alta. Questa impronta è stata chiamata “impronta di Zapata” e si trova in New Mexico. Ma non è sola.

Ci sono altre tracce impresse nella roccia che hanno destato vivo stupore. Una serie di impronte hanno tre dita e sembrano interrompersi nel nulla, all’improvviso, come se chi le ha lasciate ad un certo punto avesse spiccato il volo. Ma, come abbiamo detto, nel Permiano gli uccelli ancora non esistevano. Ci sono poi altre impronte che sembrano molto simili a quelle di un orso: nemmeno i mammiferi avevano fatto la loro comparsa.

Si capisce come, davanti a delle anomalie tanto macroscopiche, non ci siano che due possibilità. O ci troviamo davanti ad una bufala colossale. Ma, come vedremo, chi ha studiato le impronte dice che il sostrato appartiene al Permiano, né più né meno. La seconda ipotesi è meno rassicurante ma più affascinante: la storia dell’Uomo non è quella che crediamo e persino milioni di anni fa ci sono state civiltà che ci hanno preceduto e poi si sono estinte.

L’impronta di Zapata

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Don Patton, Fonte: Curiosmos

Cerchiamo di ricostruire il modo in cui l’impronta venne ritrovata. Una prima testimonianza la troviamo nel libro “Fossil Facts and Fantasies” scritto da Joe Taylor. Taylor afferma che l’impronta venne scoperta per la prima volta nel 1929, insieme ad altre che però poi sono andate perdute, in quanto si trovavano sul margine di un costone che poi è crollato. Non ci sono altre fonti che confermino questa versione dei fatti.

Ciò che sappiamo per certo, invece, è che l’impronta di Zapata venne poi ritrovata successivamente, nel 1987, da Jerry MacDonald, un paleontologo che allo stesso tempo rinvenne anche le altre tracce di cui abbiamo parlato e che presentano le medesime criticità dell’impronta umana, quelle che gli studiosi definiscono “problematica”. A studiare in seguito in modo più approfondito quella sensazionale scoperta fu Don Patton.

Patton tagliò via l’impronta dal substrato per poterla meglio analizzare, e non fu impresa facile, da quel che racconta. In seguito però ebbe tutto l’agio di studiarla a fondo confermando la sua prima impressione. L’impronta è del tutto autentica, e la datazione della roccia non è sbagliata. Risale al periodo Permiano.

Va premesso che tutti i personaggi di questa storia sono creazionisti convinti, i quali credono che l’Uomo non si sia evoluto ma abbia sempre avuto la forma che ha oggi. Quindi, niente scimmie. Allo stesso tempo non esistono prove del fatto che l’impronta di Zapata non sia quello che dice Don Patton: ovvero, un’impronta umana là dove nessun uomo doveva calcare la faccia della Terra.

Truffa o realtà?

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Fonte: Gaia

L’archeologia, la paleontologia e tutte le altre scienze ufficiali che si occupano di ricostruire il passato dell’Uomo non prendono nemmeno in considerazione il reperto noto come “impronta di Zapata”. Per loro, semplicemente, non esiste. Se accettassero anche solo di valutarla, tutto il loro castello di convinzioni cadrebbe in un attimo. Come detto l’impronta si trovava in New Mexico, quindi in America, dove l’uomo non sarebbe comparso che negli ultimi 30.000 anni.

I detrattori hanno una spiegazione molto semplice. Dicono che l’impronta non è realistica in quanto è fin troppo ben fatto, troppo definita, troppo chiara. Quindi ritengono che non si tratti altro che dell’opera di un abile scalpellino, che non deve aver fatto poi molta fatica a incidere una roccia veramente molto antica con qualcosa di assolutamente improbabile.

La cosa che appare veramente curiosa, come spesso accade in casi simili a questo, è la chiusura aprioristica del mondo scientifico. Non ci risulta che, a parte quelli condotti da Patton, siano stati fatti altri esami sull’impronta di Zapata. Se si trattasse di una bufala dovrebbe essere relativamente facile scoprire se l’impronta fossile è opera recente o molto antica. Nessuno però si è preso la briga di andare a verificare.

Anche le altre impronte restano un enigma: enigma probabilmetne destinato a restare tale poiché nessuno vuole anche solo provare a scioglierlo. Da una parte c’è chi afferma con convinzione che l’impronta di Zapata è autentica. Dall’altro che chi non vuole nemmeno ipotizzare che possa essere vera. Perché, se così fosse, la conclusione sarebbe semplice e sconvolgente. L’uomo ha abitato la terra da milioni e milioni di anni, e si è estinto già decine, forse centinaia, di migliaia di volte.

E se è successo, può accadere ancora.

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