Rama Setu, o il Ponte di Adamo: opera della natura o dell’uomo

Non servono i potenti satelliti della NASA: basta usare il computer di casa e avviare Google Earth per appurare l’esistenza del cosiddetto “ponte di Adamo”. Si possono digitare queste parole per trovarlo, oppure spostarsi nel braccio di mare che separa il continente indiano dall’isola dello Sri Lanka. Oggi si vedono dei banchi sabbiosi, ma il disegno complessivo del ponte si intuisce con facilità. Da anni ci si chiede la stessa cosa: quel ponte era solo una conformazione naturale, oppure è stato costruito da mani umane… o giù di lì?

Un ponte spazzato via da una tempesta

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Fonte: www.hinduhumanrights.info

Varie testimonianze dicono che questo ponte sia stato utilizzato per passare da Pamban Island, la propaggine meridionale dell’India, a Mannar Island, che appartiene allo Sri Lanka, fino al 1480. In quell’anno ci fu però una terribile tempesta tropicale che spazzò via quel che restava di quel passaggio di sabbia e lo fece finire sotto il mare. Eppure, a seconda del variare dei livelli dello stretto di Palk, la sagoma del ponte si può ancora facilmente intuire.

Ponte di Adamo non è l’unica denominazione che viene data a questo luogo, chiamato anche Rama Setu. Queste due denominazioni si rifanno a due precise leggende, una ascrivibile alle tradizioni dell’Islam e l’altra invece a quelle prettamente indiane. Accanto allo stretto, nel territorio dello Sri Lanka, si trova una montagna detta Adam’s Peak. Si dice che quando Adamo venne cacciato dal Paradiso Terrestre, sia piombato proprio qui.

Adamo, secondo la tradizione islamica, era un gigante alto 90 piedi (circa 27 metri). Al fine di poter passare e attraversare il continente indiano, Adamo si costruì un ponte: il ponte di Adamo, appunto. L’altra denominazione invece riguarda il Ramayana, uno dei testi in cui è raccolta la complessa mitologia indiana. Nel Ramayana il ponte si chiama Rama Setu in quanto se ne attribuisce la costruzione alla volontà del dio Rama, che diede ordine ai suoi uomini scimmia di portare a termine l’opera.

In entrambe i casi, quindi, si dice che il ponte è una costruzione “umana”: fatta da dei, o da giganti, da creature semidivine in tempi antecedenti al tempo. Al contrario, oggi si pensa comunemente che questa striscia di sabbia non sia altro che opera della Natura, per quanto non vi sia una versione univoca circa le sue modalità di formazione.

Opera della Natura

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Fonte: www.financialexpress.com

Ci sono diverse possibili ipotesi circa il modo in cui il ponte possa essersi formato in modo del tutto spontaneo. La prima prevede l’accumularsi di sabbia secondo i moti ondosi del mare, che avrebbe spinto i fondali ad accumularsi fino a creare un passaggio. Un’altra ipotesi parla di barriere coralline che si sono accumulate nel corso del tempo, o di scogliere di calcare che seguono un andamento sorprendentemente preciso.

Ci sono poi le interpretazioni geologiche, completamente opposte l’una all’altra. Una dice che il ponte si è formato con il sollevarsi delle placche tettoniche di India e Sri Lanka che si sono urtate, l’altra che invece il passaggio ha preso forma quando le due placche hanno iniziato a separarsi. La mancanza di una spiegazione univoca e inequivocabile che sappia spiegare con chiarezza una costruzione tanto visibile e imponente ha lasciato negli anni spazio ad un’altra ipotesi.

C’è infatti chi è propenso a credere alle storie mitologiche e leggendarie, e a dire che il ponte di Adamo non è opera della natura ma dell’Uomo. Questa seconda lettura non è del tutto peregrina, in quanto vi sono alcuni studi recenti che dimostrano come sotto lo strato di sabbia, più superficiale, vi siano delle rocce molto più antiche, che risalgono a circa 7000 anni fa. Questo tempo coinciderebbe con la narrazione del Ramayana.

Un nuovo ponte

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Fonte: www.outlookindia.com

Sono circa 500 anni che il ponte di Adamo non è più utilizzabile, e da qualche tempo si sta pensando a costruire un nuovo ponte, sul precedente, per permettere l’attraversamento. Bisogna tenere presente che le imbarcazioni sono comunque costrette a fare un largo giro, in quanto lo stretto non è in alcun modo navigabile. I fondali sono troppo bassi; inoltre ci sono molte rocce galleggianti che si muovono sulla superficie dell’acqua.

Sono tanti, però, coloro che si oppongono ad una costruzione che andrebbe inevitabilmente a distruggere il substrato esistente del Rama Setu. Questo luogo è infatti considerato sacro dagli induisti, ed è anche meta di pellegrinaggi. Ma anche gli scienziati, in questo caso, concordano: infatti una nuova sovrastruttura finirebbe per distruggere il substrato corallino esistente, causando un immane danno ambientale.

Sia che si pensi che il ponte di Adamo sia opera umana, che naturale, questo luogo non può che destare stupore e meraviglia. Se queste concrezioni si sono formate solo con il lungo lavoro della terra e dell’acqua, dimostrano una volta di più l’incredibile ricchezza del nostro pianeta. Ma se ad erigere il ponte sono state invece mani umane, si deve pensare anche che fossero più che umane, forse giganti, forse dotate di conoscenze e mezzi ignoti persino a noi uomini moderni.

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