Il Museo delle Profezie: miti e leggende della misteriosa Islanda

Più si va verso il nord Europa, più si scopre che le credenze e le tradizioni dei popoli settentrionali si ammantano di mistero. Lassù dove le notti sono buie, ma si può ammirare l’aurora boreale, credere nell’ignoto sembra più facile. Non dovrebbe quindi stupirci scoprire che l’unico museo al mondo dedicato alle varie forme di divinazione si trova lassù, ai confini dei ghiacci artici. Ecco di cosa parla il Museo delle Profezie: miti e leggende della misteriosa Islanda.

Islanda, dove si toccano il noto e l’ignoto

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Fonte: www.tripsavvy.com

L’Islanda è, a tutti gli effetti, parte del continente europeo. In realtà però è un’isola che si trova all’estremo nord: talmente estremo che speso, mentalmente, la accostiamo più all’Artico che alle terre abitate dagli uomini. Invece scopriremo come la sua terra brulla e relativamente giovane sia ricchissima di aspetti interessanti, di cultura e tradizioni che affondano nella notte dei tempi.

Quello che si dice è che l’Islanda, vista la sua posizione decisamente non comoda, sia stata popolata solo in tempi recenti. Però molti racconti antichi ne parlano, forse trasfigurata in luoghi mitici come l’Ultima Thule o la leggendaria terra di Iperborea. Le prime colonizzazioni comunque partirono grazie ai navigatori vichinghi, che presero a popolare quelle lande squassate da sismi ed eruzioni vulcaniche.

Non è un caso che l’Islanda sia nota come l’isola del ghiaccio e del fuoco. Trovandosi sulla dorsale medio-atlantica, è una terra geologicamente irrequieta. Allo stesso tempo è avvolta del gelo del Polo. In Islanda si trova infatti il più grande ghiacciaio d’Europa chiamato Vatnajökull. Sempre sull’isola si trova anche la più grande colata lavica del mondo.

In cielo è frequente ammirare fenomeni atmosferici non osservabili ad altre latitudini: a parte il fenomeno stupefacente dell’aurora boreale, si può incappare in quello che viene definito “Fata Morgana”. Si tratta di una sorta di miraggio che si crea all’incontro di aria molto fredda con aria molto calda: a volte lo si osserva anche nel deserto. L’Islanda è, per molti versi, una terra affascinante, vergine, e anche un po’ misteriosa agli occhi di noi “meridionali”.

Elfi e Natale

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Fonte: www.icelandwonder.com

In qualche modo, sembra che tutto quello che per noi non è altro che mito e leggenda possieda un po’ più di concretezza. Secondo dei recenti sondaggi, oltre la metà della popolazione islandese crede negli elfi, i quali fanno parte soprattutto delle tradizioni natalizie. Non mancano, naturalmente, anche fate e gnomi. Le terre spazzate dai forti venti e attraversate dalle onde sismiche brulicano di creature che noi consideriamo immaginarie, ma che qui hanno vita reale.

Il periodo del Natale dura ben 26 giorni, in quanto ha inizio con l’11 Dicembre e termina con il 6 Gennaio. Il Natale vero e proprio non cade il 25 ma il 24 sera e si chiama Jòl. Questo è il periodo dell’anno più importante: il solstizio d’inverno ha rilevanza cruciale per i popoli nordici, specie per gli islandesi che vivono decisamente più a nord di chiunque altro (eccezion fatta che per gli eschimesi).

A portare i doni ai bambini non è Babbo Natale, e nemmeno Gesù Bambino, ma sono 13 elfi chiamati jólasveinar. Questi elfi scendono di notte dalle montagne e sono un po’ dispettosi: combinano piccoli pasticci in giro per casa, ma lasciano dei regalini per i bambini che sono stati bravi. Quando poi tornano sulle montagne, fanno terminare il periodo delle feste di Natale.

Tutte queste tradizioni si stanno un po’ perdendo con il tempo, ma pare anche che il popolo islandese tenga molto alla sua identità. Secondo le statistiche, è uno dei Paesi in cui c’è la miglior qualità della vita. Una riprova di ciò? L’Islanda è uno dei Paesi in cui si legge di più, e il Natale è il periodo dell’anno per eccellenza in cui scambiarsi libri in dono e poi leggerli insieme accanto al camino acceso.

Qui fa molto buio – dicono gli islandesi – e quando scende la notte e arriva l’inverno, quello che preferiamo fare è raccontarci storie. Ed è raccontandole che non vengono dimenticate, aggiungeremmo.

Il Museo delle Profezie

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Fonte: www.sagatrail.is

Alla luce di quanto narrato fin qui (e ci sarebbe ancora molto da raccontare) non ci stupisce dunque scoprire che in Islanda si trova un museo molto particolare. La sua esatta collocazione è nel paesino di Skagaströnd, che si trova nella parte settentrionale dell’isola. Visto dall’esterno non sembra un gran che, ma l’interno è davvero molto interessante.

Il museo è stato aperto nel 2011 da cinque socie, due delle quali si definiscono spákona, ovvero delle divinatrici. Non si tratta cioè di medium in contatto con il mondo degli spiriti, ma di persone in grado di leggere i segni attraverso vari metodi come le carte, la lettura della mano o dei fondi del caffè. Sono queste tecniche ad essere illustrate nelle sale del museo. Chi vuole (e ardisce) può anche farsi leggere la mano al termine del percorso.

La figura che si trova al centro del museo è Þórdís, una profetessa vissuta nel X secolo alle pendici del monte Spákonufell. Una profetessa e una montagna? Ancora una volta, tradizioni rimandano a tradizioni, e le parole riecheggiano nella valli. Þórdís era la “Sibilla” islandese, e ancora oggi la sua figura non manca di suscitare timore e rispetto. La sua storia è narrata in alcuni arazzi posti lungo le pareti del museo.

La donna era solita scalare la montagna in solitudine, per pettinarsi i capelli con un pettine d’oro. Morì tragicamente, e lasciò in eredità un forziere pieno di preziosi. Ma quel forziere a tutti appare come una semplice pietra: solo la predestinata potrà, un giorno, aprirlo, e condividere le sue ricchezze. Si dice che Þórdís sia stata il primo abitante d’Islanda ad avere un nome.

Così le fredde notti dell’Artico offrono la capacità di vedere oltre e di scrutare il futuro. Si tratta solo di vecchi miti, o della prerogativa di un luogo che si trova al varco tra i mondi, là dove il confine è più sottile? Quel che è certo è che, se davvero gli islandesi sono un popolo felice, forse avere il dono di considerare l’invisibile potrebbe essere davvero la chiave di lettura per una vita migliore.

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