Il cerchio di pietre di Gors Fawr: le pietre che cantano

In Inghilterra, Irlanda e Francia, ovvero in tutta l’area celtica d’Europa, ci sono numerosi resti di siti che risalgono al Neolitico e all’Età del Bronzo. Sono siti megalitici, molto spesso cerchi di pietre (altrimenti detti henge) il cui significato resta ancora oscuro alle menti di noi moderni. Il più famoso di questi siti è Stonehenge, a Salisbury. In Galles vi è un unico henge, di forma ovale. Si chiama Gors Fawr e scopriremo perché è legato a doppio filo al più noto Stonehenge.

Gors Fawr

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Fonte: coflein.gov.uk

Il cerchio di pietre di Gors Fawr si trova nel bel mezzo della vasta brughiera gallese, non distante dal villaggio di Mynachlog-ddu, ai piedi delle Preseli Mountains. Il momento migliore per vistarlo è in estate, quando si riempie di magnifiche ginestre. Il cerchio non è molto imponente, pur misurando 22 metri di diametro. I singoli monoliti raramente si innalzano di più di un metro e mezzo dal suolo. Sono in tutto sedici.

Al di fuori dell’ovale disegnato dalle sedici pietre ci sono altre due rocce solitarie che vengono chiamate “Dreaming Stones”. Il cerchio di Gors Fawr è orientato verso sud, mentre le Dreaming Stones sono orientate da sudovest a nordest. Si ipotizza che fossero collegate da una sorta di percorso al cerchio principale, e che servissero ad inquadrare l’alba del giorno di Mezza Estate.

L’aspetto più interessante di questo antico henge, che è stato datato tra il Neolitico e l’Età del Bronzo, è il tipo di roccia che è stata usata per la sua costruzione. Otto pietre delle sedici totali sono di origine glaciale. Le altre otto sono le cosiddette “bluestones”, ovvero rocce di diabase (anche detto dolerite o microgabbro). Questo tipo di roccia fu impiegato anche a Stonehenge e sembra avere proprietà del tutto peculiari.

Le pietre che curano

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Fonte: coflein.gov.uk

Con termine anglosassone vengono definite “bluestones” quelle pietre la cui composizione è prevalentemente magmatica. Il nome deriva probabilmente dal fatto che il loro colore oscilla tra il grigio e l’azzurro, con macchie più chiare. Non solo circa metà dell’ovale di Gors Fawr è fatto di bluestones provenienti dalle colline di Preseli, ma anche tutto il cerchio interno di Stonehenge. Se le colline Preseli sono relativamente vicine a Gors Fawr, lo stesso non può dirsi di Stonehenge che dista 225 chilometri dalle montagne.

Ci si è a lungo chiesto perché questi antichi costruttori, che presumibilmente avevano delle attrezzature molto rudimentali, si siano dati la pena di trasportare così lontano rocce che pesano svariate tonnellate. Il motivo potrebbe essere che questo tipo di pietra ha delle riconosciute proprietà che la rendono unica per quello che, con tutta probabilità, era lo scopo di Stonehenge (e forse anche di Gors Fawr).

Si ipotizza che i cerchi di pietre, che secondo alcuni erano osservatori astronomici, secondo altri templi, fossero in realtà prevalentemente dei luoghi di guarigione. I professori Tim Darvill, dell’Università di Bournemouth, e Geoffrey Wainwright della Society of Antiquaries di Londra, i primi ad aver elaborato questa teoria nel 2008, definiscono addirittura Stonehenge la “Lourdes dell’antichità”.

Le proprietà delle bluestones

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Fonte: coflein.gov.uk

Non si tratta solo di illazioni, né delle superstizioni di popoli primordiali: la scienza ha provato che le bluestones sono in grado di “cantare”. Probabilmente in virtù della loro particolare conformazione geologica, esse risuonano se vengono colpite, emettendo delle frequenze che sono in grado di curare alcune patologie umane. In sostanza, la gente accorreva da ogni dove a Stonehenge per essere guarita.

Ma quali sono le “doti curative” delle bluestones? A differenza di quanto accade con altre pietre, che se sbattute insieme emettono un suono sordo, esse tintinnano se stimolate con martelletto e suonano come se fossero un tamburo, o un gong. Le frequenze emesse dalle bluestones sono in grado di stimolare la guarigione, agendo sui centri nervosi del corpo umano. Secondo le testimonianze dello storico medievale Goffredo di Monmouth, le pietre risuonano anche se si fa scorrere su di loro dell’acqua.

C’è anche di più. Una delle due pietre esterne di Gors Fawr ha anche proprietà magnetiche. Sembra che sia stata scelta per la sua forma, che ricorda quella di un sedile. Secondo il ricercatore britannico Paul Deveraeux è possibile che la prsona venisse fatta sedere sulla Dreaming Stone: in tal modo la sua testa si sarebbe poggiata esattamente dove il magnetismo della roccia si concentra.

Gli impulsi magnetici avrebbero stimolato l’ippocampo del suo cervello, inducendo stati di coscienza alterati. Sappiamo che tanto il magnetismo che le onde sonore venivano ampiametne utilizzati nelle costruzioni antiche, proprio al fine di creare una particolare “atmosfera”.

Cerchi di pietre e conoscenze oltre l’umano

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Fonte: ijameslaurie.com

Quello che continua a stupirci, quando studiamo di siti come Gors Fawr, è scoprire quanto incredibilmente sofisticato fosse il modo di pensare dei nostri antenati. Nelle loro costruzioni non lasciavano nulla al caso, e sfruttavano tutte le conoscenze che avevano del mondo che li circondava. Molto più di noi, erano in grado di utilizzare la rete di connessione che esiste tra tutte le cose per i loro scopi, che non erano mai violenti ma sempre curativi, e armonici con l’Universo.

Quanto osservato a Gors Fawr si può osservare anche in altri siti mondiali, molti dei quali sono ancora da studiare. Ma non si può negare come certe conoscenze venissero condivise in modo globale, in una globalizzazione che ha molto poco a che fare con quella moderna. Chi oggi si metterebbe a far cantare una pietra? Eppure le pietre sono le ossa della Terra, e in esse vi è più saggezza di quanta ve ne sia nella più vasta biblioteca del mondo.

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