L’Ade e l’Oltremondo antico: forse non era solo un luogo spirituale ma fisico

In un precedente articolo, avevamo ipotizzato che il cosiddetto “Paradiso terrestre”, variamente descritto nelle varie religioni e mitologie umane, non fosse altro che un lontano ricordo della perduta Atlantide. In questo articolo analizzeremo un’altra ipotesi, che sulle prime potrebbe sembrare dicotomica con la precedente ma che, in realtà, potrebbe in un certo senso avvalorarla. C’è infatti chi ritiene che anche l’Oltremondo greco, ovvero l’Ade, abbia un legame con Atlantide, e che non sia un luogo spirituale, ma fisico.

L’Ade greco

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“Enea e la Sibilla negli Inferi”, 1820, John Martin – Fonte: theimaginativeconservative.org

Cominciamo spiegando cos’era l’Ade per la mitologia greca. Esiodo lo descrive come un luogo fisico, collocato nell’Oceano. La stessa collocazione gli viene data anche nell’Odissea, stando alle parole di Ulisse. Oggi comunemente si dice che l’Ade era l’aldilà, ovvero il luogo in cui le anime dei defunti trapassavano dopo aver abbandonato la vita terrena. A ben vedere, questo è anche ciò che viene detto nell’Odissea, ma che non trova univoco riscontro nella mitologia e in particolar modo in due miti specifici: quello di Persefone e quello della lotta tra Zeus e i Titani.

Nella battaglia tra quello che sarebbe diventato il sovrano degli dei e i mostruosi Titani, accade che Zeus finisca per prevalere. Però decide di non uccidere i Titani ma solo di imprigionarli. Come luogo elige il Tartaro, che è la zona più profonda dell’Ade. In questo caso, non si fa alcuna menzione di spiriti, né sembra che si stia parlando di un luogo con caratteristiche soprannaturali. Anche il mito di Persefone lascia intendere che l’Ade sia un luogo fisico e molto tangibile.

Persefone, figlia di Zeus e Demetra, viene rapita da Ade, che non è solo il nome del luogo di cui stiamo parlando ma è anche il dio che lo governa. Divisa tra il suo dovere di moglie e il desiderio di tornare a vedere la luce del sole, Persefone ottiene di poter vivere un po’ sopra la terra, e un po’ sotto. Quindi l’Ade è sotto terra, ma viene descritto come una landa fisica, in cui si mangia, si dorme, e si compiono tutte le attività dei viventi. Questo farebbe trarre una conclusione un po’ sconvolgente, ma su cui vale la pena riflettere.

Sembra come se la terra che i greci chiamano Ade fosse un tempo una terra viva, ma poi sia diventata invece la sede dei morti, di coloro che un tempo erano vivi e sono periti. Come se fosse ciò che è rimasto di una grande catastrofe, di cui serba il ricordo e le profonde cicatrici.

Il bacino dei Caraibi

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Fonte: Google Earth

Viene definitabacino dei Caraibi“, o bacino caraibico, la zona che va dalla Florida verso ovest, poi lungo la costa messicana e si chiude infine sulle coste settentrionali dell’America del Sud. Fanno parte di quest’area geografica anche le isole delle Bermuda e la Fossa delle Cayman, che ha una profondità di quasi 8.000 metri. Confrontando i racconti greci che parlano dell’Ade, scopriamo che la sua collocazione potrebbe essere proprio in questo punto dell’Oceano.

Ad esempio, parlando del viaggio di Ulisse, si dice che si spinse fino alle estremità dell’Oceano. Si potrebbe pensare che ci sia stato un tempo, molto remoto ma in cui già gli uomini erano evoluti, in cui la fossa delle Cayman non era piena di acqua ma era asciutta. Questo sì che sarebbe stato un “mondo sotterraneo”, ma fisicamente e non in senso figurato. Una terra sotto il livello del mare.

Quando poi intervenne una terribile catastrofe, che sicuramente causò migliaia o forse milioni di morti, divenne la terra che dava dimora a quegli spiriti. Con il tempo, in modo più ampio, divenne la dimora di tutti gli spiriti, di tutte le anime. Ma come si fa a fare un paragone tanto ardito? Ancora una volta, sono soprattutto le parole di Esiodo che ci offrono dei solidi appigli.

Esiodo descrive l’Ade come un luogo profondo, e il Tartaro come il punto più profondo dell’Ade. Dice che facendo cadere un’incudine dall’alto, essa avrebbe impiegato nove giorni per arrivare in fondo all’Ade, e altri nove per arrivare in fondo al Tartaro. Nell’Iliade, Zeus dice che il Tartaro dista dall’Ade quanto il cielo dalla terra. Proprio come la Fossa delle Cayman dista dalla superficie del mare.

Dal Paradiso all’Inferno

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“The Great Day of his Wrath”, 1851/53, John Martin – Fonte: Wikipedia

Non solo la descrizione che fa Esiodo corrisponde, ma anche quella che fa Platone nel suo dialogo “Fedone”, in cui descrive l’Ade come un abisso nel quale i fiumi si precipitano e da cui non possono più tornare fuori. L’ultimo, ardito passo che si può compiere, anche sulla base delle speculazioni fatte da Ignatius Donnelly, è la seguente: che il bacino dei Caraibi fosse il Paradiso Terrestre, e poi sia diventato l’Inferno.

Prima del cataclisma (leggi: diluvio universale) la terra di Atlantide era un luogo di ricchezza e benssere, il Giardino delle Esperidi. Poi tutto mutò, la terra emersa fu ricoperta e molti perirono. Ecco che dove c’erano gioia e voglia di vivere non rimanevano che il silenzio e la morte. Il Paradiso si era mutato nel luogo delle anime, nell’aldilà, nell’Oltretomba o nel mondo sotterraneo (underworld).

Queste sono ovviamente delle speculazioni. Ma se si parte dal presupposto che i racconti antichi celano sempre degli elementi di verità, che con il tempo e attraverso la letteratura si trasfigurano fino a farci credere che siano anch’essi frutto di fantasia, non si sbaglia poi molto. Perchè è vero che l’essere umano ha il dono dell’inventiva, ma è anche vero che forse i resconti storici più antichi per noi hanno assunto le sembianze di favole solo a causa del molto tempo trascorso, e delle troppe cose che sono cambiate.

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