Oniromanzia: quello che i sogni rivelano

Tra le molte tecniche che vengono adoperate per “prevedere il futuro”, una delle più affascinanti è senza ombra di dubbio l’oniromanzia. Praticata fin dai tempi più remoti, solo con l’affermarsi dell’Illuminismo il potere dei sogni ha cominciato ad essere messo in discussione. Per i popoli antichi, invece, i sogni erano rivelatori di un’altra realtà. Ancora oggi, per noi, nei sogni possono nascondersi presagi funesti o, al contrario, segni di buona sorte e vincita al gioco.

Che cos’è l’oniromanzia

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Fonte: www.thetorah.com

Il termine “oniromanzia” viene dal greco antico e si compone di due termini: ὄναρ (si legge ònar), che vuol dire sogno, e μαντεία (si legge mantéia) che significa “arte divinatoria”. Quindi si spiega facilmente il suo significato: l’oniromanzia è la disciplina che permette di interpretare i sogni. Non va assolutamente confusa con l’onirologia, che è una disciplina moderna affine alla psicologia.

L’onirologia studia i sogni che una persona elabora nel suo inconscio durante la notte come proiezione di quello stesso inconscio. Il sogno diventa dunque un tramite per comprendere, e superare, i blocchi, i traumi e le difficoltà che una persona sperimenta nella sua vita quotidiana e che non sa spiegarsi razionalmente. L’oniromanzia non ha niente a che vedere con la psicologia.

Si tratta di una disciplina antichissima che, per quel che ne sappiamo, venne praticata dapprima in Mesopotamia. Buona parte delle civiltà antiche, però, teneva in altissima considerazione il potere divinatorio dei sogni e soprattutto coloro che erano in grado di interpretarli. Infatti c’erano due diversi modi in cui l’oniromanzia si poteva esplicare.

Poteva capitare che una persona facesse dei sogni che desiderava venissero spiegati dal sacerdote, dallo sciamano o dalla profetessa. Oppure accadeva che questi personaggi, tenutari di una conoscenza superiore, si recassero in luoghi “predisposti” dove poter sognare liberamente in merito ad un determinato argomento o ad una determinata questione. Ecco quindi che nel sogno si potevano cogliere sia barlumi di ciò che sarebbe stato, che risposte a grandi interrogativi.

L’oniromanzia in Mesopotamia

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Fonte: www.wikiwand.com

La grande importanza che questa disciplina aveva in Mesopotamia la troviamo testimoniata in alcuni testi antichi, primi fra tutti “L’epopea di Gilgamesh”. Questo testo venne scritto in caratteri cuneiformi nel 2.500 avanti Cristo circa e narra le vicissitudini del sovrano Gilgamesh. Tali vicissitudini anticipano in larga parte il contenuto della Bibbia, in particolar modo della Genesi.

Un altro testo in cui si parla di sogni premonitori è “Atrahasis”, che altro non è che il resoconto del grande Diluvio Universale. Così come nella Bibbia accade a Mosè, il protagonista della narrazione, Atrahasis, riceve un sogno in cui viene avvisato della catastrofe che sta per abbattersi sugli uomini. In precedenza, Atrahasis aveva fatto un sacrificio alla sua dea, Ea, proprio per invocare da lei saggezza.

Si potrebbe pensare, però, che l’oniromanzia fosse relegata alla finzione letteraria. A dimostrare che non è così ci sono undici tavolette scritte in accadico che sono conosciute oggi dagli archeologi come “Il libro dei sogni” o “Iskar Zaqiqu” ovvero “Parola del dio Zaqiqu”. In queste tavolette si parla di oniromanzia in termini molto pratici, con una serie di esempi volti a dimostrare come dovesse essere praticata quest’arte divinatoria.

Le tavolette di argilla vennero ritrovate a Ninive e pare risalgano al periodo del sovrano Ashurbanipal. Sono una testimonianza preziosa che fanno capire come spesso l’interpretazione dei sogni, eseguita da chi possedeva tutte le conoscenze necessarie per praticarla a dovere, era una tecnica importante per la vita di tutti i giorni. Serviva per avere delle indicazioni sulle decisioni più importanti da prendere, anche per quel che riguardava la vita della collettività. Anzi, forse soprattutto per quella.

I sogni premonitori

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Fonte: www.businessandleadership.com

Se ci addentriamo oltre nei meandri della Storia, infatti, scopriamo come alcuni dei più grandi condottieri di ogni tempo abbiano dato il via alle loro imprese più memorabili seguendo la suggestione di un sogno. Potremmo citare Alessandro Magno, che aveva il suo personale oniromante. Sulle interpretazioni dei suoi sogni notturni il sovrano decideva le sue strategie militari. Potremmo dire che affidava la sua vita stessa, e il suo Impero, al potere dei sogni.

Secondo un racconto molto accreditato, anche Giulio Cesare, condottiero romano, affidava molte delle sue decisioni più importanti alle suggestioni che gli derivavano dai sogni. Fu a seguito di una premonizione notturna che decise di valicare il Rubicone. Pare che la sua morte, al contrario, fu determinata dal fatto che non diede ascolto ad un sogno che cercava di metterlo in guardia dai congiurati.

Avvicinandoci un po’ ai giorni nostri, persino Napoleone Bonaparte dava credito a quello che sognava. La notte prima della terribile battaglia di Waterloo sognò un gatto nero che attraversava il campo, e quello era un segno di sicura sconfitta. Difatti, Waterloo fu la debacle più clamorosa di Napoleone che da quel momento in poi vide la sua stella declinare fino all’esilio e alla morte.

Anche Adolf Hitler, passato alla storia per le molte nefandezze commesse dal suo regime, credeva all’oniromanzia, dal momento che un sogno gli aveva salvato la vita. Era soldato durante la Prima Guerra Mondiale, quando in trincea un incubo in cui si era visto morto lo svegliò e lo fece alzare. Di lì a poco un attacco nemico devastò il luogo dove aveva dormito fino a poco prima. La sua storia, e la nostra, sarebbero state molto diverse se non avesse dato retta quel sogno.

Cosa si cela nei sogni

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Fonte: tamarewhitewolf.com

L’oniromanzia presenta molti più tratti in comune con la Smorfia napoletana che con l’onirologia. Diciamo che la Smorfia ne è un po’ la “banalizzazione”: i segni presenti nei sogni vengono usati solo per trarne dei numeri con i quali tentare la fortuna al gioco. Permane però il concetto secondo cui questi sogni non sono solo il prodotto della psiche del dormiente, ma sono “messaggi” che vengono da qualcun altro.

Per esempio, in Italia c’è la diffusa convinzione che possano essere le anime dei defunti a fornire i famosi “numeri vincenti”. In antichità, erano gli dei pagani che mandavano le visioni mentre i loro fedeli dormivano. Oggi c’è chi crede che Dio, o i santi, o i profeti, possano parlare in sogno. Ma perché usare il sogno? Lo stato dormiente veniva visto come uno stato ibrido, in cui l’anima si muove in lande che il corpo non può visitare da sveglio.

Come se il velo che separa il visibile dall’invisibile si facesse più sottile, le nostre orecchie astrali sono in grado di percepire il sussurro di voci lontane. Spesso poi il cervello materializza quelle parole in immagini simboliche che è necessario interpretare. Solo un oniromante molto dotato può riuscire a leggere esattamente un sogno, ed è anche il solo che può indursi sogni premonitori.

Parliamo di persone la cui fede nell’invisibile è salda, la cui consapevolezza è radicata. Non importa il dio, la divinità o lo spirito in cui si crede. Quel che conta è sapere che anche la mente umana ha la capacità di andare oltre e di raggiungere il sovrumano (qualcuno direbbe i registri akashici) dove è scritto ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà. Noi oggi prestiamo molta poca attenzione ai sogni: ma quel che si muove alla luce della Luna non è meno importante di ciò che si muove sotto al Sole.

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