La Salem d’Europa: Triora, il paese delle streghe

Se la Sibilla Appenninica vive nel cuore della penisola italiana, ciò vuol dire che l’Italia è un Paese che cela in sé la magia e l’incanto di tempi remoti. La Sibilla non è l’unica fata-strega-maga-incantatrice che – secondo le leggende – ha abitato qui. Ci sono tanti altri racconti di donne dai poteri speciali, e alcuni di tali racconti affondano anche nella storia. Una storia triste e oscura, purtroppo. Questo è il caso della cittadina ligure definita la “Salem d’Europa”: Triora, il paese delle streghe.

Donne che divennero streghe (o lo erano davvero?)

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Fonte: viaggiedelizie.com

Tra il XV e il XVI secolo in italia imperversava la Santa Inquisizione, la quale aveva il compito di far rispettare i più rigorosi dettami della fede cristiana. Come purtroppo è ormai tristemente noto, l’Inquisizione degenerò finendo per vedere il maligno anche là dove non vi era. Molto spesso le sua azioni erano dettate da motivi politici più che religiosi. E l’Inquisizione si abbatté anche sulle innocenti donne del paesino di Triora.

Triora oggi si trova in provincia di Imperia, ma all’epoca dei fatti che stiamo per narrare ricadeva sotto la giurisdizione della Repubblica di Genova. Dal territorio di Triora derivava il maggior quantitativo di derrate alimentari, fino a che però non si verificò una grande carestia causata dalla siccità che durò per due anni. Nel 1587 si rese necessario trovare un capro espiatorio, dare alla gente qualcuno da biasimare per le sue sofferenze.

Si dice addirittura che la carenza di cibo fosse stata indotta in modo artificioso, per via di alcuni screzi tra le autorità civili e religiose. Sta di fatto che si decise di dare la colpa di tutto alle “streghe”. Chi erano le streghe di Triora? Le voci giravano, le credenze popolari individuavano in alcune donne delle fattucchiere capaci di lanciare il malocchio, di tramutasi in gatti, di rapire i bambini per cibarsene.

Con tutta probabilità c’erano davvero delle streghe a Triora. All’epoca c’erano ampi boschi, e allora come oggi le donne si tramandavano l’arte di guarire e curare con le erbe trovate. Forse alcune di quelle donne ricordavano ancora i vecchi rituali pagani, le divinità della natura venerate un tempo. In tal senso rappresentavano un pericolo per gli uomini di Chiesa, che le additavano come adoratrici del Demonio.

Il processo alle streghe

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Fonte: www.trioradascoprire.it

Su richiesta delle autorità locali giunsero a Triora l’Inquisitore di Genova e il vice Inquisitore di Albenga, padre Girolamo del Pozzo, che in molti documenti d’epoca viene descritto come un uomo pieno del sacro furore divino, invasato ai limiti della pazzia. Fu lui, nel 1587, a far partire il processo alle streghe. Durante la messa, chiese alla brava gente di Triora di fare dei nomi.

Per ignoranza o per paura la gente si lascia sempre convincere facilmente dai più forti. Vennero fatti dei nomi e venti donne furono imprigionate. Alcune abitazioni del paesino vennero tramutate in carceri e presero il via le torture. Crudelmente seviziate, le donne imprigionate fecero altri nomi così che il numero delle inquisite salì a trenta.

Non serve immaginare a quali supplizi vennero sottoposte le presunte streghe. L’Inquisitore voleva che confessassero i loro rapporti con il Demonio. Si narra invece che una delle arrestate, Franchetta Borelli, pur sottoposta alla tortura del cavalletto, continuasse solo a parlare delle splendide castagne che era solita trovare nei boschi intorno al paese.

Due donne morirono, una per le torture e un’altra buttandosi da una finestra. Il suo suicidio fu mascherato, dicendo che la donna si era uccisa su istigazione del demonio. Il processo si protrasse fino al 1589, con la condanna al rogo di quattro donne che furono trasportate a Genova, dove già ne erano imprigionate altre tredici. Sembra però che a quel punto, su richiesta del Doge, il processo venne interrotto. Non sappiamo con esattezza cosa sia accaduto alle donne incarcerate.

Oggi un museo dove un tempo si torturava

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Fonte: www.e-borghi.com

Con il processo alle streghe di Triora si aprì un’altra pagina oscura di storia locale, poiché le persecuzioni continuarono nei dintorni. Come spesso accade quando un luogo viene macchiato da vicende così macabre, la memoria non si è spenta né allora né oggi, tanto che a Triora esiste un Museo dove si tramanda il ricordo di ciò che avvenne in quegli anni lontani.

Sono esposti tutti gli incartamenti che consentono di ripercorrere le vicende relative alla caccia alle streghe in ogni minimo dettaglio, e sono anche ricostruite delle scene che lasciano intuire in che modo si svolgessero gli interrogatori degli Inquisitori. Ci sono poi anche alcuni ingenui, comuni simboli considerati rappresentativi della stregoneria.

Per chi voglia fare una piccola gita a Triora, ci sono anche alcuni luoghi rimasti legati alla memoria delle fantomatiche streghe. Ad esempio, il luogo desolato chiamato “La Cabotina”, dove si dice che si radunassero. O il grande noce con la fontana le cui acque hanno davvero proprietà terapeutiche. Ma le streghe, in verità, sono dappertutto.

Resta forte infatti l’impronta di donne che vennero condannate per ciò per il quale avrebbero dovuto essere celebrare. Un contatto più intimo e vero con la natura, con il creato, con l’interezza dell’essere umano. Sempre si è cercato di distruggere ciò che non si può capire. Ecco perché ricordare le persecuzioni alle cosiddette “streghe” non è motivo di dolore, ma di vanto. Nonostante tutto, ci sono cose che non possono essere uccise e continuano a vivere per sempre.

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